Il sindaco di Alba Maurizio Marello e don Luigi Ciotti sono stati gli oratori ufficiali della commemorazione dei “Martiri del Falchetto”, tenutasi alla sommità della collina di San Grato a Santo Stefano Belbo, in occasione del 68° anniversario della Liberazione. La cerimonia, ogni anno, vuole ricordare cinque giovani partigiani trucidati dai nazifascisti il 14 giugno 1944: Luciano Robino, Bruno Albione, Ernesto Torre, Carlo Vizzo e un milite ignoto di origini siciliane. «Sono onorato – ha detto il primo cittadino albese – che l’invito per questa orazione sia stato fatto a me come sindaco di una città “medaglia d’oro al valor militare”. Ricordare quei cinque ragazzi – ha aggiunto Marello – significa riprendere in mano la nostra storia e capire quanto è prezioso il presente che stiamo vivendo. Questi ragazzi di vent’anni – ha concluso il sindaco di Alba – non sono stati ad aspettare che qualcuno facesse piovere dall’alto la libertà, ma lottarono in prima persona per conquistarla».
È seguito poi l’intervento di don Ciotti. Il fondatore del Gruppo Abele e di Libera ha ricordato come «la storia di oggi abbia bisogno di una svolta». Ha parlato di corruzione, delle mafie, delle leggi che non ci sono, dei poveri: «sono quattro milioni in povertà assoluta e sette milioni gli analfabeti in un Paese dove i principi d’uguaglianza e dignità umana sono un po’ morti nell’arco degli ultimi anni», ha aggiunto don Ciotti, sottolineando come «in un’Italia dove tutti si allarmano per i giovani, non basta preoccuparsi ma bisogna occuparsene». Secondo il fondatore dell’associazione contro le mafie serve impegno e resistenza per il cambiamento, dove il problema più grande non è solo chi fa il male ma quanti guardano e lasciano fare.