Le modifiche alle disposizioni dell’Imu agricola continuano a far discutere: i criteri adottati dal Governo hanno reso più complessa e delicata una materia sui cui si è scritto e detto tutto e il contrario di tutto. Il sindaco di Santo Stefano Belbo, Luigi Genesio Icardi, esprime le sue considerazioni in merito.
“Dopo l’approvazione del Decreto del novembre scorso - spiega Icardi - che confermava assurdi parametri altimetrici relativi alle sedi dei Comuni, il Consiglio dei Ministri è corso ai ripari e il 23 gennaio col Decreto n. 4 ha modificato i criteri di novembre introducendo le distinzioni tra comuni montani, non montani e parzialmente montani: un disastro, la medicina è anche peggio della malattia e, come se non bastasse, il 3 febbraio, a sette giorni dalla scadenza di pagamento, il Ministero delle Finanze ha modificato le aliquote, uniformandole tutte allo 0,76%, creando un’incredibile confusione anche tra le associazioni di categoria e tra i commercialisti nel calcolare l’imposta ”
“Il governo Renzi - aggiunge Icardi - aveva bisogno di soldi per finanziare i famosi 80 euro da dare agli operai in busta paga e l’ha fatto prendendoli ai contadini, come una sorta di Robin Hood al contrario, che prende ai poveri, ai lavoratori, dimenticandosi poi di banche ed altri soggetti ben più meritevoli di esser tassati.”
Santo Stefano Belbo è classificato Comune non montano e pertanto si deve pagare l’Imu agricola. La scadenza, fissata dal Decreto per il 10 febbraio scorso, è stata prorogata dal Comune santostefanese, al 25 marzo. Il Comune dunque non applicherà multe o sovrattasse per i pagamenti effettuati fino a 60 giorni dall’entrata in vigore del Decreto governativo. Ma la sua Amministrazione comunale può decidere di non far pagare la tassa? Risponde il primo cittadino: “No, ovviamente, l’applicazione da parte del Comune è un obbligo di Legge e oltretutto i soldi dell’Imu agricola il Governo ce li ha già presi. Il 27 dicembre scorso, infatti, il Ministero della Finanze ha comunicato di aver effettuato un prelievo, una trattenuta sui fondi destinati al Nostro Comune di circa 210 mila euro, cioè esattamente il gettito dell’Imu agricola stimato dal Governo. Non solo, nelle norme é anche previsto che questo buco di 210 mila euro debba essere sanato con l’imposizione da parte del Comune dell’Imu sui terreni agricoli. Siamo diventati degli esattori del Governo Romano, che tira la pietra e nasconde la mano, e cosa ben più grave, l’I.M.U., cioè ‘imposta municipale unica, per com’era stata concepita, doveva servire al territorio, ma in realtà va a finanziare il governo, non un solo euro resta ai Comuni per il territorio. Questo modo di procedere del Governo, che applica delle politiche predatorie del territorio, mina nelle fondamenta i principi costituzionali di autonomia degli enti locali - aggiunge Icardi. - In più, a Santo Stefano Belbo, colpisce i vigneti, specialmente i “surì”, quei vigneti eroici ad elevata pendenza dove ogni lavorazione deve essere fatto a mano, dove secoli di fatica e lavoro usurante dei contadini hanno permesso di ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco e di produrre la migliore uva moscato d’Asti, ma soprattutto la lavorazione e la cura di questi vigneti ha anche un elevato valore sociale, di contrasto al rischio idrogeologico, alle frane, in un territorio estremamente fragile.
E questo è il ringraziamento di un Governo miope, anzi cieco.”
Conclude provocatoriamente Icardi: “dopo l’approvazione dell’ultimo Decreto ho letto sui giornali di alcuni parlamentari e sottosegretari del nostro territorio sostenitori del governo di Matteo Renzi che esprimevano grande soddisfazione per il risultato ottenuto: soddisfatti per cosa? Per aver ulteriormente depredato il territorio che vi ha eletti? E poi vorrei sapere come può Roma essere classificato Comune parzialmente montano (e quindi con esenzione dal pagamento per gli agricoltori) mentre, ad esempio, Camo, Mango, Castiglione Tinella, Cossano, Neive, Neviglie e Santo Stefano Belbo essere classificati non montani, cioè paganti.”.