A Calosso: Teresa ovvero la sarta che voleva ricucire il firmamento

Questo racconto parla dell’Amore, delle sue trame e dei suoi ricami. 

E parla di Teresa, la sartoira del paese.

Dall’omonimo racconto di Antonio Catalano con Patrizia Camatel

voci del radiodramma Esther Ruggiero e Vincenzo Caruso
allestimento tessile e costumi di Barbara Mugnai
regia di Antonio Catalano

Questo racconto parla dell’Amore, delle sue trame e dei suoi ricami.

Teresa, la sartoira, nella sua bottega ha rammendato e cucito per tutto il paese. Quando cuce le fan compagnia il radiodramma preferito, la preziosa macchina da cucire, una foto con sorrisi ormai sbiaditi.

E oggi Teresa sta finendo di cucire l’abito da sposa per Aurora, la vicina, Aurora che si chiama come la luce che appare, Aurora che vuole un vestito bello, che costi poco e col pizzo qua e là.

Teresa, mentre cuce, rammenda la propria anima. L’anima che ha una veste fatta di ricordi, di polenta, di speranze, di sentimenti; è il vestito della memoria che ci dice chi siamo, anche quando tutto sembra svanire in mezzo alla nebbia fitta e ciò che è vero si confonde con ciò che è immaginato.

Teresa ricama nuvole di pizzo mentre in cielo vola la poiana che poi scompare dietro la collina, chissà dove…

Un poetico dolce racconto che unisce l’inconfondibile stile narrativo di Antonio Catalano con aneddoti autentici intorno al mestiere dei sarti, figure che tramandano un’antica sapienza delle mani in grado di curare il cuore e l’anima degli esseri umani.

Le sarte e i sarti sono personalità che nella comunità tradizionale hanno sempre avuto un ruolo cardine: infatti col loro lavoro scandiscono i ritmi dell’anno e della vita creando vestiti per ogni stagione, per la festa e le occasioni speciali.

Se ci si pensa, la sarta è simile ad una mitologica Parca, che taglia e cuce il filo della Vita: i primi pantaloni lunghi per il ragazzo divenuto uomo, il vestito da ballo, l’abito da sposa, l’abito buono per le cerimonie e infine per la propria sepoltura.

Ma il sarto e la sarta sono anche artigiani ormai sempre più rari, depositari di un sapere antico che ha aiutato lo sviluppo stesso dell’umanità creando con stoffa e filo segni, simboli e relazioni tra le persone.

Ai sarti, ma anche a chi cuce per sé e per la propria famiglia o per gli amici, va questo poetico omaggio, che un po’ è una storia da ascoltare tutti insieme, un po’ è un piccolo rito per sentirsi meno soli, per “attaccar bottone” e scoprire che seppur tutti diversi, ci somigliamo tutti almeno un po’.