La riunione tecnica aperta al pubblico, organizzata dal Gruppo del Progetto di Monitoraggio sulla Flavescenza dorata del Moscato Cuneese - valli Belbo, Tinella e Bormida, si è svolta presso la Fondazione Cesare Pavese a Santo Stefano Belbo martedì 20 marzo ed è stata piuttosto partecipata, anche da tecnici, rivenditori e rappresentanti di associazioni ed enti di categoria. I lavori, coordinati da Luca Luigi Tosa assessore comunale di Cossano Belbo, hanno accolto le relazioni del dott. Aurelio Delvecchio e della dott.ssa Paola Gotta, del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte, queste sono state molto dettagliate ed hanno approfondito i diversi aspetti dell’attività di controllo e di lotta che da anni si sta conducendo sulle nostre colline verso lo Scafoideus titanus, principale vettore della Flavescenza.
I dati relativi al 2017 confermano un quadro stabile rispetto all’anno precedente, addirittura migliore se si considerano però diversi vigneti mancanti, prima inseriti nella ricerca. L’incidenza risulta presente sui vigneti di fondovalle ma anche su quelli di versante: sui vigneti storici, seguiti lungo un tracciato di 20 anni, si nota un incremento della malattia negli ultimi 2 anni.
Nel particolare, le ultime analisi evidenziano, nello Scafoideo, un ritardo del picco e della coda di volo, un risultato piuttosto nuovo per la valle Belbo: significa che il suo movimento è più attivo verso la fine dell’estate e si protrae più lungamente nell’autunno; gli adulti risultano più longevi e le femmine più feconde. Recentemente si è scoperto un altro dato importante: il periodo tra l’acquisizione e la trasmissione della malattia da parte del vettore è molto breve, a differenza di ciò che si pensava precedentemente.
La lotta deve quindi continuare e farsi ancora più attenta, mantenendo il lavoro dei progetti pilota che riguardano i gruppi di Comuni, allestendo azioni sinergiche e di informazione in cui anche l’Associazione dei Comuni del Moscato da sempre fa la sua parte. Rimane fondamentale la gestione degli incolti e il controllo nei vivai, che devono investire sempre più sulla tracciabilità, per fare in modo che non venga trasmessa l'infezione, così come nei rispettivi barbatellai: qui la Regione Piemonte attualmente sta operando verifiche su più di 5 milioni di barbatelle ogni anno. E’ ormai risaputo che gli effetti della globalizzazione rendono la situazione difficile, sia per la trasmissione delle malattie sia per i controlli, per i quali sono previsti nuovi e maggiori investimenti per operare a livello europeo.
Nell’incontro si è parlato anche di un vettore secondario responsabile della Flavescenza dorata: si tratta dell’Orientus ishidae, che risulta presente in numerose piante e non solo sulla vite, dove può essere combattuto con gli stessi trattamenti per lo Scafoideus. Sono stati infatti trovati alcuni individui di questo insetto nelle trappole per il monitoraggio in vigneto, anche se oggi la sua incidenza risulta irrilevante. Un accenno è stato rivolto anche alla nota Xilella fastidiosa e al suo vettore, responsabile dei danni agli uliveti pugliesi: pare sia presente, nelle Baleari, un ceppo specifico per la vite; nessun problema per il Piemonte, i cui confini territoriali vengono comunque costantemente monitorati. Infine, riscontra un vivace interesse il tentativo di combattere la malattia affiancando l’uso di insetticidi con l’utilizzo di un nuovo minerale chiamato Zeolite, che dovrebbe funzionare come “copertura protettiva” della pianta. Analizzando i risultati delle prove, si saprà del valore di questa nuova soluzione ma è chiaro che non bisogna abbassare la guardia per evitare che i vigneti di Moscato siano colpiti dalla malattia come già avviene per altre tipologie di vitigno.